Tutti possono essere Collezionisti – Inaugurazione sabato 8 Aprile ore 18.00

Inaugurazione sabato 8 Aprile ore 18.00

dal 8 al 30 Aprile

opere di:

Fernando Andolcetti, Alfio Antognetti, Marcello Aprea, Daniele Bacci, Valentino Barachini, Angelo Barbaro, Francesco Barbieri, Vittore Baroni, Guido Bartoli, Carlo Battisti, Giancarlo Bertoncini, Marcantonio Bibbiani, Mariarosa Borgherini, Antonino Bove, Marcela Magdalena Bracalenti, Giuseppe Calandriello, Isora Caprai, Emma Caprini, Roberto Cesaretti, Cosimo Cimino, Piergiorgio Colombara, Alfredo Colombini, Mario Commone, Gian Luca Cupisti, Andrea Crosa, Stefania De Cristofaro, Beatrice De Laurentiis, Carlo Delli, Siberiana Di Cocco, Anita D’Orazio, Graziano Dovichi, Federica Fiorenzani, Maurizio Frizziero, Dario Gentili, Claudio Gaddini, Carlo Galli, Felice Galli, Massimo Gasperini, Dania Gennai, Delio Gennai, Luca Gennai, Giulia Gerace, Taiguara Alves Giannotti, Chiara Giorgetti, Gloria Giuliano, Marco Guerrazzi, Alessio Guano, Hector & Hector, Bruno Larini, Erica Lecci, Luca Leggero, Andrea Locci, Gianni Lucchesi, Andrea Lunardi, Marcantonio Lunardi e Ilaria Sabbatini, Elio Lutri, Gabriele Malleggi, Manuela Mancioppi, Paolo Marchi, Morice Marcuse, Romano Masoni, Giada Matteoli, Laura Matteoli, Beatrice Meoni, Alberto Martini, Sophie Mondini, Luca Moretti, Leo Morrissey, Cesare Nardi, Serena Nello, Gianfranco Pacini, Mimmo Padovano, Giancarlo Pavanello, Fabio Peloso, Manuel Perna, Karol Pichler, Fabrizio Pizzanelli, Simona Provinciali, Michela Radogna, Giacomo Roberto, Clara Rota, Michael Rotondi, Pamela Rotondi, Massimo Salvoni, Rosemarie Sansonetti, Tommaso Santucci, Caterina Sbrana, Raffaele Semeraro, Luca Serasini, Danilo Sergiampietri, Emilia Sirakova, Lorena Sireno, Renato Spagnoli, Sandra Stocchi, Luca Sturolo, Irene Taddei, Nicoletta Testi, Giacomo Verde, Tommaso Vassalle, Melania Vaiani, Giangrazio Verna, Tatiana Villani, Luca Vitone, Elisa Zadi, Sylviane Zurly.

Orario. da martedì a sabato, ore 17 – 19.30 o su appuntamento

L’arte della collezione – La collezione dell’arte

Realizzare un’esposizione di opere dalle dimensioni contenute, quasi minimali, come nel caso dell’attuale mostra, risponde a un intento che si riveste di una pluralità di significati, reali e simbolici insieme: da un lato, significa infrangere, o quanto meno intervenire sui limiti del sistema del mercato dell’arte; dall’altro, tende ad attuare, o quanto meno a stimolare e rendere possibile un processo di “investimento” creativo del collezionista. Collezionare opere d’arte si presenta, infatti, come un’iniziativa impegnativa dal punto di vista economico. Ed in parte questo è vero, nella misura in cui chi desidera realizzare una collezione si indirizza verso opere dalle dimensioni rilevanti, che oltre a tutto impongono la disponibilità di spazi adeguati, o se nelle scelte il collezionista vorrebbe assecondare passivamente la corrente delle informazioni mediatiche o di quel mercato dell’arte che ormai è drogato da spuri e eteronomi orientamenti ai quali non sono e non sono stati estranei, oltre alle ormai diffusissime, quasi plurilocali fiere d’arte, gli interventi di alcuni critici d’arte. Ma attuare o attivare una collezione può essere meno oneroso di quanto si possa ritenere se per esempio ci si orienta verso opere dalle dimensioni limitate, in virtù delle quali il collezionista non solo può soddisfare il desiderio di possedere l’opera o le opere che incontrano i suoi gusti estetici, ma anche – come nel caso della presente mostra – acquisendo più opere può attuare una disposizione personale delle stesse; ciò non solo permette un allestimento secondo un principio di autonoma scelta, quindi di libertà, ma a questa proprietà è connessa la possibilità di organizzare in senso modulare e quindi variabile nel tempo la disposizione delle opere stesse. Grazie a questa opportunità il collezionista stesso è dunque partecipe di un processo di creatività, oltrepassando il confine della pura e semplice acquisizione dell’opera. In definitiva, la proposta avanzata con la mostra attuale si vuol presentare come un atto indirizzato a un ampliamento che si può dire democratico del modo di concepire l’arte: sia il sistema generale che lo specifico mercato dell’arte.

Giancarlo Bertoncini



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